Storia della Pallamano a Modena

Cominciò così

 

Comunque non ero preoccupato, sapevo che sarei rimasto in panchina a guardare e a cercare di capire come funzionava  il gioco. Durante il riscaldamento ebbi però i primi sospetti, troppa cura nella conduzione del mio riscaldamento personale da parte del capitano della squadra Angelo Zanfi, che tra un esercizio e l’altro mi spiegava le regole, i funzionamenti , i meccanismi di gioco.

I sospetti si alimentarono ulteriormente nel vedere che non c’era nessun altro con la maglia uguale alla mia ovvero quella del portiere ed infatti…..lettura delle formazioni al microfono e annuncio dell’esordio del giovane portiere Sgarbi Claudio.

Mi ricordo che pensai esattamente:

Beh, se non si preoccupano loro perché mi devo preoccupare io?

Non capivo assolutamente nulla di quello che stava succedendo, ma pensai che in fondo si trattava come sempre di fare da tappabuchi nelle solite partite di parrocchia dove i grandi giocano fra loro e poi recuperano il meno imbranato fra i piccolini da mettere fra i pali a difendere quell’accidenti di porta come se di fronte ci fossero di nuovo quei talebani di seminaristi! 

Fortuna audax iuvat!

Pronti via, fischio dell’arbitro ed inizio dello strano balletto: i giocatori bolognesi si erano già accorti durante il riscaldamento che non avevo niente a che spartire con la tecnica pallamanistica del portiere e forti del fatto che il loro organico sulla carta era apparentemente superiore al nostro, ( il portiere Magelli , il centrale Carnevali, il pivot Cortelli erano addirittura nella rosa della neonata nazionale italiana,) iniziano baldanzosi, con aria di sufficienza e con dei tiri velleitari dalla lunga distanza .

Pallamano o non pallamano gli faccio capire immediatamente che non hanno di fronte un handicappato e tecnica o non tecnica quei tiri da 10/12 metri non mi fanno neanche il solletico: sono abituato a ben altre bombardate da tre o quattro metri nel corridoio del Paradisino dove ho trascorso mesi ed anni non solo a fare fughino dalle adunanze di Don Eligio, ad imboscarmi tra un rosario e una messa, ma anche e soprattutto, a tirare e a prendere delle sballonate da fare paura: ma queste signorine a metà strada fra la caricatura del pallavolista imbranato e del baskettaro spilungone chi si credono di essere.?  Mi tuffo e rotolo come se fossi in spiaggia, volo da un palo all’altro, mi distendo e mi allungo in parate basse, e ottengo il risultato opposto a quello che si attendevano gli avversari; non sono io ad essere spiazzato da un gioco che ancora non conosco, ma sono loro che sono spiazzati di fronte alla mia irriverente e assoluta mancanza di tecnica di base: primo tempo 7/ 4 per noi. Nel secondo tempo la musica non cambiò, anzi una leggera e intermittente pioggerellina disturbava la capacità di tiro dei giocatori di entrambe le formazioni, i tiri rallentati e prevedibili esaltavano  i portieri che il  più delle volte avevano la meglio sui tiratori.: dei 56 spettatori, qualcuno cominciò ad aprire l’ombrello, più per riparare la radiolina dalla quale ascoltava “Tutto il calcio minuto per minuto”che per riparare sé stesso dall’acqua. A meno di 5 minuti dal termine il punteggio era di 11 a 7 a favore del Modena, risultato praticamente in cassaforte, si profilava una vittoria storica, ma…inopinatamente, l’arbitro decise che la pioggerellina fastidiosa in realtà era tale da impedire il regolare svolgimento della gara e senza alcuna esitazione interruppe la partita mandando tutti negli spogliatoi  vanificando così il risultato ottenuto sul campo e scippandoci una vittoria storica e pienamente meritata. La cosa bruciava particolarmente non solo perchè vedevamo svanire il risultato di una bella e meritata vittoria, ma anche perchè sapevamo che la decisione arbitrale era fortemente influenzata dal fatto che sulla panchina avversaria sedevano due pezzi da novanta,  il Prof. Vittorio Francese  e il Prof. Renato Tosi  due miti e due leggende della pallamano degli esordi a livello tecnico e federale.Era quindi facilmente ipotizzabile una possibile sudditanza psicologica degli arbitri al cospetto di due pezzi da novanta della neonata Federazione Pallamano, (già allora gli arbitri di pallamano sembravano avere un DNA non elicoidale, ma piegato a 90 gradi).

Noi giocatori non potevamo fare altro che trangugiare l’amaro calice della beffa, ma le nostre mogli e le nostre fidanzate , armate di ombrelli passarono dalle parole ai fatti ingaggiando una furibonda battaglia e disputando un’appendice di partita ..a ombrellate…parate di terza, stoccate, fendenti e affondi atletici e in questo epico duello all'arma bianca prevalsero nettamente sulle mogli e fidanzate felsinee.

Quel pomeriggio rimase nella cronaca e nella memoria dei cittadini modenesi che transitavano casualmente sulla via giardini come la strana rissa delle ombrellate fra donne un pò matte, e nella mia memoria rimase invece come l'iniziazione e l'ingresso in quel meraviglioso gruppo di sclerotici, un po’ matti e un po’ atleti,  bizzosi e allo stesso tempo generosi, cinici e sentimentali, arroganti e altruisti; un’accozzaglia di umanità gioiosamente dirompente, una sporca dozzina di rissaioli che in campo non ebbero mai paura di nessuno, ma ne fecero tanta a tanti!

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